Ferrone (PD): “No all’industria delle armi in Basilicata, lo sviluppo non può passare dall’economia di guerra”

21 Mar 2025 | PD Basilicata

Potenza, 21 marzo 2025 – “La ripresa economica e il rilancio dell’occupazione in Basilicata non possono passare attraverso l’‘economia di guerra’ sostenuta dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e a ruota dal Presidente della Regione Bardi”. Lo scrive in una nota Carmine Ferrone, vicepresidente della Provincia di Potenza ed esponente del Partito Democratico.

“La dichiarazione, a cuor leggero, di Bardi per il quale la nostra regione sarebbe pronta a diventare un polo di riferimento per l’industria della Difesa, vale a dire per la produzione di armi, provoca una immediata reazione di protesta”, prosegue Ferrone.

“Non sappiamo di preciso a cosa si riferisca il Governatore e a quali possibilità di localizzazione di attività industriali di armamenti stia pensando. È questa una scelta che non ci appartiene e che non appartiene alla cultura delle nostre popolazioni”, aggiunge.

“Non si tratta semplicemente di affermare i valori del pacifismo e della non belligerenza quanto piuttosto di dire no ad una strategia industriale che contraddice l’opzione di sviluppo sostenibile e solidale che è invece la strada da seguire”, scrive ancora Ferrone.

“Non ha alcun senso fare i primi della classe per offrire magari aree industriali e stabilimenti vuoti con incentivi per favorire questo tipo di investimenti anche esteri con il pretesto di creare posti di lavoro”, osserva.

“Se poi si pensa di seguire l’idea peregrina del Ministro Urso di riconvertire i lavoratori di Stellantis e dell’indotto per attività della cosiddetta industria della difesa – prosegue Ferrone – sono stati gli stessi lavoratori di Melfi a rispedirla al mittente con fermezza. I metalmeccanici non possono essere trasformatori in manodopera che pur di lavorare si arruola nella ‘Legione straniera’”.

“E poi – sottolinea – non ci sono reali connessioni tra automotive ed armi, al punto che è stato lo stesso presidente Stellantis Elkann a rifiutare questa ipotesi”.

“La transizione energetica e la sfida della nuova industrializzazione del settore auto vanno affrontate con progetti credibili che non sconvolgano la strategia di sviluppo eco-sostenibile, che tiene conto innanzitutto delle nostre risorse naturali ed ambientali e soprattutto della professionalità acquisita dai nostri lavoratori”, conclude.

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