28 Marzo 2025
Il Consigliere del Pd partecipa con un proprio saggio al libro collettaneo “Montagne a bassa definizione”, edito da Donzelli, in uscita in tutte le librerie. Lacorazza: “C’è una grande opportunità che l’Italia può cogliere nella dorsale Appenninica”
Si riporta di seguito la nota stampa del Consigliere regionale del Pd, Piero Lacorazza, che annuncia l’uscita del suo saggio “Apenninomediterraneo, pensieri su un’utopia possibile” nella Collana Occhielli della Donzelli editore.
“Apenninomediterraneo, pensieri su un’utopia possibile”, è il titolo del saggio scritto da Piero Lacorazza nel libro “Montagne a bassa definizione”, curato da Federico Di Cosmo ed in uscita in tutte le librerie italiane e pubblicato dalla casa editrice Donzelli.
Dal prologo alle coordinate per un’azione politica si prova a tracciare una rotta che tende ad indicare una geografia utopica a cui si possono voltare le spalle per molto tempo, luoghi a cui è necessario mettere un nuovo busto per reggere l’Italia: un Appennino più solido cullato dal Mediterraneo, un’utopia possibile per il nostro Paese.
Nel libro ci sono saggi anche di altre autrici ed altri autori, che da anni si occupano di superare l’internità, di cui si parla nell’ultimo libro “Comunità Appennino, superare l’internità” (Rubbettino, 2024).
C’è una grande opportunità che l’Italia può cogliere nella dorsale Appenninica; i cambiamenti climatici e la collocazione geo-politica possono essere una straordinaria riserva di futuro, riequilibrando spazi troppo pieni e luoghi sempre più vuoti.
L’Appennino è anche necessità ed urgenza di lavorare ad una demografia che ci sarà e non solo su quella che vorremmo ci fosse; l’inverno, anche demografico e sociale, potrebbe essere meno rigido e solitario. C’è tanta comunità che cura in Appennino, ci sono paesi che possono essere certificati ed ottenere una “bandiera d’argento” e valorizzare tutto il potenziale – anche per creare posti di lavoro – della Silver Economy.
L’Italia ha bisogno di politiche industriali, di investire in ricerca e formazione, di collegamenti, di ridurre divari e rendere esigibili i diritti di cittadinanza per tutte e tutti. Non sfugge il contesto geo politico, economico e commerciale e siamo consapevoli che non saranno le sole idee “romantiche e bucoliche” a risollevare il futuro dell’Italia; serve la poesia, cosi come la scienza.
C’è anche un modello che risulta insostenibile e negarlo, o pensare di essere indifferenti, non è etico ed utile.
Il prezzo che si rischia di pagare può essere molto alto, in considerazione anche degli investimenti da fare ora. E allo stesso tempo è necessario cogliere le opportunità che possono essere messe in moto da politiche pubbliche, cittadini ed imprese per trasformare la sostenibilità in un processo economico e sociale capace, anche, di produrre buone relazioni e comunità.
È chiaro che senza perdere il punto vista generale è necessario fare analisi e valutazioni che aiutino a rendere più robusta una idea di sostenibilità, a reggere il peso del futuro e tenere l’Italia dritta, in piedi ed unita; e in questo l’Appennino, luogo e metafora, è la colonna vertebrale che può aiutare.
E alla luce del dibattito attuale sul futuro del “Vecchio continente” resta fondamentale la postura letteraria di Raffale Nigro che individua nell’Appennino l’ascissa terrosa e floristica che lega l’Europa al Mediterraneo; una linea mediana, per dirla con le parole d Giuseppe Lupo, che potrebbe indicare un Oriente non ancora occidentalizzato e/o un Occidente rimasto ancora un poco orientale; l’Appennino sarebbe così un medio-occidente.