Le vacanze natalizie hanno portato un regalo per nulla gradito al nostro amato comune, grazie alla notizia,
arrivata come un fulmine a ciel sereno, della chiusura di tre dirigenze scolastiche, una delle quali proprio ad
Avigliano.
Una decisione questa inaccettabile, e che va nella direzione di impoverire il territorio lucano ed oggi in
particolare quello aviglianese. Territorio già martoriato da una crisi sociale e produttiva le cui evidenze sono
chiare non solo grazie ai dati che vengono quotidianamente pubblicati, ma che si tocca con mano parlando
con i nostri conterranei.
Innanzi tutto non può essere accettato che i criteri per stabilire la grandezza numerica di una presidenza
siano gli stessi per una regione densamente popolata così come per la Basilicata, una regione
prevalentemente montana e affetta da un continuo spopolamento. Spopolamento che andrebbe
contrastato, difendendo con le unghie e con i denti ogni continua forma di spoliazione istituzionale che
viene perpetrata nelle nostre comunità. Il governo regionale dovrebbe porsi a difesa di ogni presidio
territoriale che permette di essere comunità, anche e soprattutto in un momento in cui dal governo Meloni
vengono imposti tagli lineari, decontestualizzati dalle realtà in cui vengono applicati.
Per giunta sembrerebbe che il Ministero abbia basato il calcolo del numero delle dirigenze su una platea di
studenti la cui numerosità non è in linea rispetto ai dati in possesso dalla stessa Regione. Motivazioni
queste che dovrebbero portare i nostri amministratori, di qualsiasi ordine e grado, a porsi a difesa di questi
continui smembramenti. Basterebbe guardare cosa succede in Campania, dove la regione si è posta a difesa
dei propri territori, ricorrendo al Tar ed ottenendo dallo stesso una sentenza favorevole a riguardo. Ed
invece ci si è ridotti ad applicare delle ingiuste regole imposte dall’alto.
Andando poi nel merito di questi accorpamenti, ci chiediamo per quale motivo la scelta sia caduta proprio
sulle due dirigenze aviglianesi. Quali interlocuzioni ha avviato la regione con le istituzioni locali e quali sono
state le motivazioni che hanno portato a questa scelta. Abbiamo visto Bardi ed i suoi consiglieri regionali
percorrere le strade di Avigliano in campagna elettorale; adesso, ad elezioni avvenute, sembra si siano
dimenticati di ritornarci per esercitare l’arte della politica, quella dell’ascolto e del confronto con i cittadini.
Non ci risulta infatti ci sia stata alcuna discussione prima di arrivare a questa decisione. È chiaro che una
presidenza rappresenta l’anima di una direzione scolastica; ci chiediamo quindi come potrà esser vicina alle
esigenze degli studenti se dovrà gestire plessi distanti decine di chilometri tra loro, in un areale vasto, per
giunta rientrante in un territorio montano… Un paradosso in termini.
Risulta quindi evidente come questa sia una scelta scellerata, che non dimostra visione e che non dà la
giusta importanza all’azione sociale che la scuola porta avanti.
Apprezziamo il ravvedimento del Sindaco di Avigliano, sostenitore di questa Giunta regionale, che deve
essersi ricreduto rispetto alla campagna elettorale di pochi mesi fa, quando insieme a gran parte della sua
attuale maggioranza si è chiaramente speso proprio per la rielezione del Presidente Bardi.
È necessario oggi mettere in campo tutte le azioni necessarie per scongiurare l’ennesima chiusura, la
cancellazione dell’ennesimo presidio di civiltà nel nostro comune. Si annulli quindi la delibera di giunta, così
da proseguire in deroga con le stesse dirigenze dello scorso anno per poi avviare un serio confronto tra le
parti sociali per favorire una riorganizzazione della scuola, che metta al centro gli studenti e tuteli la qualità
dei servizi offerti. Solo con l’ascolto e la sinergia dei territori si potrà arrivare ad un vero piano di rilancio del
settore scolastico regionale, che non applichi soltanto regole imposte dal governo centrale, ma che plasmi
nei territori una strategia chiara che concorra nel difficile ma non impossibile obiettivo di uscire dallo
spopolamento e dall’aridità economica di cui siamo afflitti. Occorre guidare la nostra regione in questa
tempesta, non lasciarla affondare in mare.