La gravità del caso Tisci evidenzia le debolezze e le divisioni del Governo Bardi. La mancata rimozione per direttissima del DG ARPAB a causa della sua condotta vergognosa che configura una ipotesi di reato, rivela da un lato la necessità di puntare i fari sull’inadeguatezza delle scelte compiute da Bardi, Rosa e Fratelli d’Italia e, dall’altro, di comprendere a cosa sia realmente dovuta la sospensione: se ad una procedura realmente applicabile come emerge, o all’ennesimo tentativo di prendere tempo per provare a tenere con la colla i cocci di un vaso frantumato.
Non passa inosservata la posizione del Commissario Regionale della Lega, Roberto Marti, che scarica senza mezze misure Tisci. Così come non passa inosservato il silenzio imbarazzato di Gianni Rosa e Fratelli d’Italia, sponsor del DG. Il Presidente Bardi, quindi Forza Italia, al solito gioca di rimessa. Non dimentichiamo quando, già in occasioni pregresse che riguardavano Tisci, dichiarò: “Se vi saranno elementi oggettivi o ulteriori sbavature non mi sottrarrò a decisioni severe.” Ecco, adesso non fugga, Presidente.
A tutto questo, si aggiunge una questione etica e morale di chi ricopre ruoli da dirigente pubblico e che dovrebbe dare il buon esempio. Siamo stati già a abituati a prepotenze e soprusi, manifestatesi con molti volti. Ma su quello del “me ne frego” e cioè di non osservare rispetto verso le restrizioni e le norme anti-covid che noi cittadini e cittadine, da quasi tre anni rispettiamo per il bene di chi ci sta intorno, è del tutto inammissibile.
C’è davvero poco da controdedurre, c’è bisogno di restituire dignità alle istituzioni che vengono invece oltraggiate da vicende di tale gravità.